Ritrovarsi

DiSimona Butò

Ritrovarsi

Io e il mio fratellino siamo cresciuti molto, ormai. Stiamo iniziando a mangiare da soli dal piattino, ci rincorriamo sulle nostre zampe malferme; quando la stanchezza ci coglie, ci appallottoliamo l’uno contro l’altro e potremmo sembrare un unico gomitolo grigio.

Oggi è una giornata particolare. La mamma ci ha messi nel trasportino e siamo tornati dalla dottoressa. Lei ci tocca, ci massaggia con delicatezza, ci sorride: credo sia fiera di come siamo entrambi riusciti a costruirci un destino diverso da quanto ci si poteva attendere.

Ma oggi è una giornata particolare anche per un altro motivo. Fuori dall’ambulatorio la mamma si è incontrata con due persone. Ha aperto lo sportellino e siamo stati liberi di uscire e scorrazzare nell’erba. Quell’uomo e quella donna parlavano gentilmente con la mamma, ma anche loro non smettevano di toccarci, massaggiarci con dolcezza e sorriderci. L’atmosfera era allegra – chi potrebbe infatti resistere a due futuri combinaguai come me e mio fratello?? – e tuttavia un po’ triste… nostalgica, ecco. Era come se, mentre mi accarezzavano, quelle due persone pensassero a… qualcun altro. Qualcun altro che io gli ricordavo tanto. Queste cose le capisci, non c’è bisogno di dirle a voce.

E allora io mi sono messo a fare una cosa: sono corso sul fondo del trasportino e mi sono messo a grattare con furia sulla parete! “Ma che cosa fa? Non l’ha mai fatto, prima!”

“Il nostro gattino lo faceva sempre! Odiava le porte chiuse. Lui lo faceva sempre.”

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